La Cina e noi – incontro con Vincenzo Comito

5 Dicembre 2023 18:30/20:00


Martedì 5 dicembre alle ore 18:30, presso il Circolo Risorgimento, ci confronteremo con Vincenzo Comito sui nuovi equilibri internazionali tra Occidente e Oriente. Lo faremo a partire dal libro “Come cambia l’industria – I Chip, l’auto, la carne” che ci offre un quadro esaustivo di come si sta configurando un delicato equilibrio economico internazionale a partire dalle strategie politiche dei principali Paesi ad oggi trainanti l’economia globale: La Cina e gli Stati Uniti.

 

Assieme a Vincenzo Comito, autore del libro “Come cambia l’industria – I Chip, l’auto, la carne”, affronteremo il tema della nuova ridefinizione della geografia dei processi produttivi globali. Lo faremo analizzando nello specifico tre settori economici, ad oggi trainanti l’economia mondiale: il settore dell’auto, il settore dei chip e semiconduttori e il settore agroalimentare.

Stiamo vivendo un’epoca di forte trasformazione e transizione verso un sistema economico globale sorretto da nuovi attori. Nel corso di poco più di un decennio si è verificato uno spostamento dell’asse dell’influenza dei processi industriali da l’Oriente verso l’Occidente. La Cina, in maniera particolare, è diventata in poco tempo da periferia industriale di una catena di produzione globale di innumerevoli prodotti tecnologici ad epicentro di un nuovo sviluppo nel campo della ricerca di prodotti altamente innovativi. Come evidenzia bene Vincenzo Comito, stiamo parlando di un aumento quantitativo e qualitativo che segue l’allargamento di produzione e di consumi che interessano Paesi ancora da noi definiti “in via di sviluppo” (i BRICS). Ovviamente, tale processo si porta con sé evidenti ripercussioni a livello politico. L’accresciuta influenza dell’economia cinese nei processi globali si è evidenziata con tutta la sua potenza durante, e in seguito, l’esperienza pandemica del COVID-19. Nel 2020 il mercato dell’auto ha subito una forte battuta d’arresto, in maniera particolare nel nostro continente. Così come buona parte dei prodotti tecnologici di consumo rimangono fortemente legati a materie prime e produzioni asiatiche. Ciò ci mostra con maggior vigore l’attuale dipendenza dell’economia Occidentale dai prodotti cinesi e, più in generale, provenienti dalle economie dei Paesi provenienti dal continente asiatico.

La competizione tra Cina e Stati Uniti si è fortemente accentuata alla fine della pandemia. Gli Stati Uniti con Biden (e prima ancora con Trump) hanno inaugurato una nuova fase economica contraddistinta da un ritorno, neanche troppo velato, di politiche di stampo protezionistico e in difesa della produzione industriale nazionale. Ciò sembrerebbe mettere termine all’epoca della globalizzazione economica, almeno per come l’abbiamo vissuta noi negli ultimi 30 anni. Ritorna improvvisamente centrale l’azione economica pubblica e il rafforzamento di politiche industriali nazionali.  Biden, con l’approvazione del corposissimo piano “Inflaction Reduction Act” ha messo a disposizione risorse imponenti per provare a mettere nuovamente al passo gli Stati Uniti sulla competizione con la Cina nel campo dell’energia e nei settori altamente tecnologici di chip e semiconduttori. Una politica di generosi sgravi economici per le aziende che si impegnano a (ri)portare i propri stabilimenti produttivi sul territorio americano.

Si sta generando quindi un processo di “deglobalizzazione” delle economie Occidentali sotto la guida degli Stati Uniti.  Questo processo è però destinato a scontrarsi, come sottolineato da Vincenzo Comito, con le forti resistenze determinate dall’assetto esistente di forti interdipendenze internazionali della catena economica di fornitura globale.

Gli esiti di questo processo per la ridefinizione di un equilibrio tra le due superpotenze, Stati Uniti e Cina, non sono scontati. In questa cornice economica e politica è sicuramente evidente la difficoltà dell’Unione Europea a ricavarsi un ruolo da protagonista. L’UE, ad oggi, si trova schiacciata fra gli interessi economici degli Stati Uniti e quelli della Cina. Ma soprattutto l’UE sconta una marcata arretratezza sul fronte dell’implementazione di politiche industriali autonome e una totale dipendenza di approvvigionamento di materie prime dal continente asiatico.

L’Italia rientra a pieno all’interno di questo quadro comunitario. Pur mantenendo una posizione rilevante nel mercato europeo per produzione industriale, il nostro Paese rimane retroguardia sul fronte della ricerca e sviluppo e nei settori specifici ad alto impatto tecnologico. Ciò lo si può ben vedere con il lento smantellamento del settore dell’auto. Tale processo sta mettendo in seria crisi tutte le piccole e medie imprese italiane di componentistica che si sono trovate totalmente impreparate dalla svolta, dettata dal mercato cinese, verso un nuovo mercato dell’auto che ha virato prepotentemente su produzione di modelli ad alimentazione elettrica.

Un evento organizzato da Comunet – Officine Corsare e Volere La Luna

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Vincenzo Comito ha lavorato nell’industria (Iri, Olivetti, Movimento cooperativo). È stato docente di finanza aziendale alla LUISS di Roma e all’Università di Urbino. È autore di numerose pubblicazioni su temi economici, finanziari, storici; recentementemente è uscito il volume “Come cambia l’industria – I Chip, l’auto, la carne”, Futura ed. Roma, 2023. Ha collaborato nel tempo con diversi giornali e riviste della sinistra (Politica ed Economia, Rinascita, Il Manifesto). Attualmente scrive per sbilanciamoci.info, fuoricollana.info, crs.com, Su la testa.