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Prison Break. La sindrome di Montecristo

18 Febbraio 2021 19:00/20:00


Il ciclo “Messages in a bottle” prosegue con l’incontro “Prison Break. La sindrome di Montecristo”.

  • Con Enrico Donaggio, letture di Alessandro Rizzi
  • Diretta su Facebook e su YouTube
  • Evento Facebook (link a breve)

Prison Break. La sindrome di Montecristo

Edmond Dantés, il conte di Montecristo, è un uomo divorato dal desiderio di evadere dalla fortezza e dall’isola che lo rinchiudono per vendicarsi di chi lo ha imprigionato ingiustamente.

Nel romanzo di Alexandre Dumas e nella cover strepitosa che ne fa Italo Calvino si condensano secoli di riflessione sull’arte della fuga e della lotta di classe.

Gli assiomi di partenza sono taglienti e lucidi come diamanti: l’unico modo di sfuggire alla condizione di prigioniero è capire come è davvero fatta la prigione; tutto quel che c’è di non chiaro nel rapporto tra un prigioniero e la sua prigione condanna l’impresa al fallimento; liberarsi da soli è impossibile, servono compagni.

Testi di riferimento:

  1. Dumas, Il conte di Montecristo, Feltrinelli.
  2. Calvino, Il conte di Montecristo, in Ti con zero, Einaudi.
  3. Donaggio, Direi di no, Feltrinelli.

Messages in a bottle

Naufraghi, scalatori, ribelli. Da Robinson Crusoe alla riscoperta novecentesca di personaggi tragici come Antigone e Spartaco, queste figure hanno raccontato rischi e potenzialità della condizione di reciproco isolamento in cui siamo stati improvvisamente catapultati dalla pandemia.

Certo, le differenze sono di gran lunga superiori alle analogie: le mura di una casa (per chi ha la fortuna di avere un tetto sopra la testa) hanno ben poco a che vedere con luoghi spesso inospitali come il mare aperto, l’alta montagna o un’intera piazza che vuole vedere scorrere il sangue di chi ha trovato il coraggio di dire di no.

Eppure, è a partire da situazioni estreme di isolamento come queste che la grande letteratura ha saputo raccontare limiti e sfide della condizione moderna e articolare diverse concezioni della libertà: siano esse ricercate o indesiderate, le isole in cui possiamo approdare nel corso della nostra vita individuale e collettiva possono diventare un’occasione per nuove elaborazioni condivise e riflessioni inaspettate.

Le figure scelte per questa prima edizione del ciclo “Messages in a bottle” ci consentiranno non soltanto di riflettere sulle promesse di liberazione individuale che scandiscono la storia del capitalismo fin dai suoi esordi, come nel caso di Robinson, ma anche e soprattutto su quelle forme di emancipazione comune capaci di nuovi legami di solidarietà, dentro e oltre la pandemia.

In attesa di rivivere incontri come questi in presenza, il miniciclo ci darà nuovamente l’occasione per catapultarci in una dimensione altra da quella solipsistica a cui rischiamo di abituarci.

Perché? Perché siamo convinti che, per emancipare, il mutualismo politico non possa fare a meno di un lavoro culturale continuo, soprattutto in una fase come questa, in cui diventa urgente pensare e sperimentare nuovi modi di fare cultura insieme, anche se a distanza.

Photo Credits

Immagine di copertina di Alessandro Serra