Di Leonard Mazzone
L’emergenza e l’isolamento non ci hanno impedito di partire. Non è stato facile confrontarci a distanza, arrabbiarci gli/le un* con gli/le altre senza avere la possibilità di chiarirci guardandoci negli occhi e brindare assieme dopo dissensi espressi e trattenuti. Ma ci siamo riuscit*, nonostante tutto.
L’emergenza sanitaria in corso ha liberato e messo in rete passioni che sembravano disperse, se non addirittura esaurite, al punto da intaccare la percezione diffusa di un irreversibile anacronismo di parole come “mutualismo”.
Il nostro lavoro mutualistico è oggi avviato su tre livelli:
- Fatta eccezione per Repetita iuvant, sportello linguistico e Alpinismo popolare, gli sportelli offline che avevamo progettato non sarebbero comunque stati avviati prima di settembre per svolgere un lavoro serio di mappatura nel quartiere di Barriera di Milano, dove vorremmo trovare un nostro spazio.
- Quelli virtuali continueranno a lavorare, prevedendo un momento di aggiornamento settimanale durante i direttivi allargati per verificarne l’andamento e studiare possibili modifiche/integrazioni.
- Ciò però non significa che non si debba strutturare una nuova fase, adeguata alle sfide di questa fase emergenziale dalla durata imprevedibile: abbiamo l’occasione di mettere a disposizione le nostre capacità e risorse materiali e immateriali delle reti mutualistiche sorte nei quartieri della nostra città, a cominciare da Aurora e Barriera: da qui la nostra partecipazione al Coordinamento Aurora e l’eventuale attivazione di uno sportello di supporto agli anziani di questi quartieri.
Ce lo siamo detti e ripetuti più volte: nulla sarà come prima e, soprattutto, ben poco dovrà tornare a esserlo. Ma se vogliamo davvero che il mondo nuovo sia migliore di quello che ci siamo lasciati alle spalle, dobbiamo essere consapevoli che le “buone pratiche” non basteranno.
Illudersi del contrario ci esporrebbe a derive accomodanti quanto velleitarie: dal vuoto pragmatismo privo di idee alla subdola arroganza di pratiche che si presumono autosufficienti, passando attraverso la più classica deriva movimentista che concepisce il conflitto come la panacea della crisi della rappresentanza e, infine, il semplice volontarismo tattico, orfano di ogni piano strategico.
Occorrerà vincere la ritrosia con cui tendiamo a prevenire il confronto con chi la pensa diversamente da noi, a partire dalle comunità di cui facciamo parte. In altre parole, dovremo essere disposti a vincere il pudore di fare politica.
Lo abbiamo già scritto ed è bene ribadirlo ancora una volta: “ogni lotta politica, sia essa combattuta per la redistribuzione di risorse materiali e/o il riconoscimento di differenze culturali, è anche una battaglia simbolica per la riappropriazione collettiva dei mezzi linguistici che consentono di rinominare il mondo e di prospettare un’alternativa”.
L’alternativa passa attraverso l’impegno profuso a sostegno di chi una casa non ce l’ha e rivendicazioni mirate alle istituzioni locali in difesa del diritto universale all’abitare.
Sappiamo anche, però, che le sfide che incontriamo sul nostro territorio rimandano a questioni cruciali che investono una scala sovra-locale. Per questo abbiamo pubblicato la prima bozza del Manifesto dell’alternativa. All’umiltà che accompagna le pratiche mutualistiche dovremo giocoforza affiancare l’ambizione e il coraggio di intelligenze disposte a fare del dissenso un’occasione di crescita personale e collettiva, anziché un alibi per l’auto-affermazione narcisistica delle proprie opinioni o, peggio, di “verità” indiscutibili.
Lo abbiamo scritto sul nostro sito, quando abbiamo ripreso le parole di Antonio Gramsci per introdurre la scelte della nostra comunità, sostenuta dalle risorse materiali e immateriali di soci e socie dispost* a versare una quota proporzionale al loro reddito (da lavoro e patrimoniale) per “far parlare le pratiche”: siccome passioni e intelligenze non bastano, abbiamo scelto di unire le nostre forze perché non ci basta prendere parte al dibattito pubblico come farebbe un semplice movimento d’opinione. Né ci vogliamo accontentare di mettere in campo pratiche conflittuali pur necessarie a controbilanciare i rapporti di forze in campo e a condizionare le scelte politiche.
Ci siamo riorganizzati in un progetto capace di mettere in rete esperienze di cooperazione e mutualismo (da qui Co.Mu.Net) perché vogliamo provare a vincere le nostre battaglie.
Proveremo a farlo anche stringendo alleanze e facendo rete con le altre realtà mutualistiche sparse sul territorio locale e nazionale per creare sinergie fra sportelli virtuali già esistenti, socializzare competenze maturate e unire le voci di ciascuna realtà locale in un coro abbastanza potente da non lasciarsi facilmente silenziare dai monologhi esistenti di chi tifa per una svolta autoritaria e di chi, pur di evitarla, è disposto a ripetere gli stessi errori commessi in materia di politiche economiche, fiscali, sociali, culturali ed ecologiche.
Per questo tenteremo di acquisire la capacità di lavorare in sordina, di non farci irretire dalla spettacolarizzazione dell’attività politica, ridotta a post permanente sull’universo mondo, a evento pubblico da consumare per alimentare le derive narcisistiche dei militanti da tastiera.
All’aggiornamento permanente, funzionale all’obiettivo di non tradire le proprie mancanze e punti deboli, proveremo a sostituire la pratica della formazione permanente, che non fa mistero delle lacune, delle divergenze e del dissenso interno alla comunità politica.
Alterneremo per questo le iniziative di animazione culturale funzionali a integrare il Manifesto dell’alternativa con seminari di formazione interna.
La politica è fuori ad aspettarci. Per ritrovarla non ci basterà uscire di casa, rivederci, tendere la mano a chi non ce la fa. Dovremo imparare l’arte di prenderci per mano (a debita distanza…) e riprendere assieme a camminare, senza paura di cadere: “È venuto il momento di pretendere – per noi, per le generazioni passate e per quelle future – una nuova forma di vita in comune, dove la libertà di ciascun* cominci dove inizia quella degli altri, nel rispetto delle altre forme di vita che abitano l’unico pianeta a nostra disposizione”.
Il vento è ancora contrario, ma siamo ripartit* più forti che mai. E, soprattutto, sappiamo dove vogliamo andare.