Quando il diritto penale comincia a essere usato come una clava per reprimere e intimidire un movimento sociale, allora un campanello d’allarme sta suonando per tutti e tutte.

Purtroppo, questo abuso del diritto penale è in corso da anni a Torino, una città in cui i tentativi di criminalizzazione – spesso infondati, e talvolta perfino pretestuosi – di chi si oppone al Tav Torino-Lione hanno raggiunto livelli davvero inquietanti.

Qualche giorno fa è toccato a Dana Lauriola, finita in carcere a scontare una condanna a 2 anni di reclusione perché il Tribunale di Torino ha ritenuto incompatibile con la sua posizione ogni pena alternativa.

Dalla motivazione di questo provvedimento, emerge però che Dana dovrebbe essere privata della sua libertà perché sarebbe “mancato alla radice un processo di rinnovamento degli schemi di pensiero della condannata”.

Tradotto in italiano: Dana va in carcere non tanto per la condotta penalmente rilevante che le è stata addebitata, ma soprattutto perché non ha cambiato idee rispetto all’epoca dei fatti contestati (una manifestazione che aveva occupato una porzione di autostrada e durante la quale lei aveva parlato al megafono).

Questa vicenda, allora, rappresenta un precedente gravissimo e inaccettabile. Chiunque, un domani, potrebbe vedere la propria libertà personale in pericolo solo perché sceglie di partecipare a un percorso politico, che come ogni lotta sociale può comportare anche manifestazioni conflittuali di dissenso.

A Dana, oggi, va tutta la nostra solidarietà. Invitiamo tutti e tutte a denunciare con forza questa ingiustizia, e a capire come vigilare affinché la giustizia penale non si trasformi in una pericolosa scorciatoia per reprimere e silenziare i conflitti politici.

Comunet – Officine Corsare