15 Aprile 2021 19:00/20:00


La quinta puntata del ciclo “Messages in a bottle” è intitolata “Madwoman in the attic“.

  • Con Alice Graziano e letture di Marianna Bonaudo
  • Diretta su Facebook e su YouTube
  • Evento Facebook (link a breve)

Madwoman in the attic

La prima risposta di fronte a una donna che chiede giustizia è l’accusa di follia, a cui fa puntualmente seguito il suo isolamento: isteriche le femministe; locas le Madri di Plaza de Mayo; ecc…

Matte sono state definite donne, soprattutto con l’avvento della psicologia e psichiatria moderna, che avevano comportamenti devianti.

Esemplare, in questo senso, è Bertha, una figura secondaria del romanzo Jane Eyre di Charlotte Bronte, testo considerato un caposaldo della narrativa mondiale.

La matta è la prima moglie di Rochester, che però ha stimolato varie reinterpretazioni (ad esempio il film di Hichcock “La prima moglie”). Tra le riscritture più interessanti del personaggio c’è quella di Jean Rhys, scrittrice di origine caraibica che la fa protagonista del suo romanzo “Il Gran mar dei Sargassi”.

Messages in a bottle

Naufraghi, scalatori, ribelli. Da Robinson Crusoe alla riscoperta novecentesca di personaggi tragici come Antigone e Spartaco, queste figure hanno raccontato rischi e potenzialità della condizione di reciproco isolamento in cui siamo stati improvvisamente catapultati dalla pandemia.

Certo, le differenze sono di gran lunga superiori alle analogie: le mura di una casa (per chi ha la fortuna di avere un tetto sopra la testa) hanno ben poco a che vedere con luoghi spesso inospitali come il mare aperto, l’alta montagna o un’intera piazza che vuole vedere scorrere il sangue di chi ha trovato il coraggio di dire di no.

Eppure, è a partire da situazioni estreme di isolamento come queste che la grande letteratura ha saputo raccontare limiti e sfide della condizione moderna e articolare diverse concezioni della libertà: siano esse ricercate o indesiderate, le isole in cui possiamo approdare nel corso della nostra vita individuale e collettiva possono diventare un’occasione per nuove elaborazioni condivise e riflessioni inaspettate.

Le figure scelte per questa prima edizione del ciclo “Messages in a bottle” ci consentiranno non soltanto di riflettere sulle promesse di liberazione individuale che scandiscono la storia del capitalismo fin dai suoi esordi, come nel caso di Robinson, ma anche e soprattutto su quelle forme di emancipazione comune capaci di nuovi legami di solidarietà, dentro e oltre la pandemia.

In attesa di rivivere incontri come questi in presenza, il miniciclo ci darà nuovamente l’occasione per catapultarci in una dimensione altra da quella solipsistica a cui rischiamo di abituarci.

Perché? Perché siamo convinti che, per emancipare, il mutualismo politico non possa fare a meno di un lavoro culturale continuo, soprattutto in una fase come questa, in cui diventa urgente pensare e sperimentare nuovi modi di fare cultura insieme, anche se a distanza.

Photo Credits

Immagine di copertina di Alessandro Serra