Giovedì 20 Aprile ASGI (Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione) ha organizzato un presidio di protesta di fronte alla Questura di Torino situata in Corso Verona a cui hanno partecipato circa 200 persone.

Luogo di passaggio obbligato per chiunque debba richiedere o rinnovare un permesso di soggiorno o inoltrare domanda di protezione internazionale, ed allo stesso tempo teatro di disservizi di ogni genere: lunghissime file per ore all’ingresso con ogni tipo di condizione meteorologica, impossibilità di prendere appuntamento tramite un portale o dei delegati, tempi incerti e sempre lunghissimi per il rilascio/rinnovo dei permessi di soggiorno a qualsiasi titolo, impossibilità di verificare online lo stato della pratica. Arrivando all’impossibilità di fatto, per i richiedenti asilo, di presentare domanda di protezione internazionale: questa è una delle problematiche più gravi, perché, oltre a eludere precise norme di legge, incide pesantemente sui diritti e sulle condizioni di vita di persone, anche vulnerabili, che chiedono protezione.

Come Comunet siamo stati in prima persona testimoni dell’odissea che un nostro socio beneficiario ha dovuto affrontare proprio in questi giorni nel tentativo di prendere appuntamento per inoltrare richiesta di asilo politico.

Recatosi più volte in Corso Verona per chiedere un appuntamento al fine di poter formalizzare domanda di protezione internazionale, è stato mandato via ogni volta con motivazioni prive di fondamento (come previa richiesta di CF all’ADE), e talvolta senza dargli alcuna motivazione, ma riferendogli semplicemente di tornare un altro giorno, o ad un’altra ora (dopo aver atteso per ore in fila!)

Il 20 Aprile alle 8.30 del mattino, giorno del presidio, si rimetteva in coda per l’ennesima volta insieme a tante altre persone, e nonostante quel giorno la coda fosse inizialmente molto più snella e rapida riceveva comunque indicazioni di presentarsi il pomeriggio alle 14. A nostra indicazione di insistere per entrare, rimaneva ancora in attesa qualche ora, allontanandosi per un breve momento per poter pranzare e per tornare a rifare la coda. Finalmente, veniva fatto entrare dentro la Questura e sperava di poter finalmente avere un appuntamento, ma una volta dentro veniva spostato ad una coda differente. Dopo aver atteso per qualche ora, giunto all’ingresso dell’ufficio interno, gli veniva detto che non sarebbe passato più nessuno e che sarebbe dovuto tornare la mattina seguente alle 8.
Il venerdi mattina, determinato ad avere un appuntamento, si presentava nuovamente a fare la coda, al freddo e sotto la pioggia, ad attendere il proprio turno, ma una volta arrivato il suo turno, gli veniva comunicato che sarebbe dovuto tornare il lunedì seguente.

Una storia infinita che tiene in sospeso persone che arrivano da situazioni spesso molto difficili, da paesi martoriati dalla guerra o da situazioni pericolose, con evidente violazione dei loro diritti fondamentali.

Questa è solo una delle tante storie rappresentative di tutte le persone che si trovano tutti i giorni in coda davanti alla Questura di Corso Verona, lasciate allo sconforto di non riuscire a trovare una soluzione, alla decisione discrezionale di chi si trova a far passare le persone, e a una malcelata discriminazione.

Per approfondire le motivazioni del presidio vi invitiamo ad ascoltare l’intervento di Alberto Pasquero, avvocato ASGI e socio Comunet, a Radio Blackout